martedì 18 giugno 2013

EYE IN THE SKY - The Alan Parsons Project

Ho deciso di alternare alle playlist, una rubrica di "must-listen", una sorta di must have della musica, album che devi avere in casa se vuoi che la tua discografia sia degna di tale nome.

Dato che siamo in pieno revival anni '80 e che quegli anni me li ricordo molto bene ho deciso di iniziare da quello che secondo me è l'album più rappresentativo dell'atmosfera musicale di quegli anni: negli anni '80 il suono era perfetto, era una scelta di frequenze, era campionato, era computerizzato. Nulla era lasciato al caso, fare musica significava tecnologia.
Alan Parson faceva l'ingegnere del suono ad Abbey Road, Eric Woolfson l'avvocato. Un giorno si incontrano e iniziano a sperimentare insieme. La base è sempre la ricchezza di una grande orchestra classica ma ogni suono viene studiato e rivoltato per diventare una cosa precisa in un momento esatto, all'interno di una canzone.
Un'altra caratteristica importante di questo progetto è il fatto che il lead vocal è sempre un ospite (anche se tendono a ripetersi). A differenza dei grandi gruppi degli anni 70, che fondavano la loro identità sul cantante e il chitarrista, qui anche la voce si fa strumento ed è spettacolare come - creandosi una tale libertà espressiva - ogni canzone degli APP di fatto sia un mondo a sè, pur inserendosi in un insieme estremamente coerente.

Ma veniamo all'album in questione. Forse il più famoso degli APP, anche se non lo ritengo il più bello. E' stato pubblicato nel 1982, io l'ho conosciuto prima tramite la radio, fino a quando nell'estate del 1990 sono finalmente riuscita ad avere l'album completo. E da allora non è mai mancato nelle mie case, passando da nastro registrato a vinile, a cd rimasterizzato e ora mp3.

Inizia con un atmosfera davvero suggestiva. Avete presente la prima stella della sera? Quella che si vede per prima alla fine del tramonto? Si chiama Sirius proprio come questa canzone. Non è difficile da capire quando iniziate ad ascoltarla, tutto è evocativo, chiudete gli occhi e sentirete il suono del tramonto. Sento obiettare che il tramonto si guarda e non si ascolta... non avete mai sentito Sirius, allora.
E senza soluzione di continuità, attacca subito Eye in the Sky, il primo singolo dell'album e forse il brano che ha davvero reso celebre il progetto. L'occhio del cielo è anche rappresentato sulla copertina dell'album - l'occhio di Horu - visto che alla fine è il titolo di questa canzone che da' il titolo all'album. Il concept è semplice "bello mio, non mi freghi più, ti ho dato 1000 possibilità ma da ora in poi basta perchè adesso so leggerti nella mente".  Scegliete voi a chi pensare...
Children of the moon  mi ricorda sempre lotte atavico-fantascientifiche nelle sue battute iniziali, l'ambientazione di Mad Max per esempio, il testo è difficile da capire -molto onirico e figurativo- ma quando sento "we're lost in the middle of a hopeless world" mi sembra sempre così attuale come affermazione.
Di sogno in sogno, siamo arrivati a Gemini. Provate a pensare che lo spazio sia un enorme flipper e immaginatevi mentre rimbalzate dolcemente in assenza di gravità da una stella all'altra. No, non ho fumato... Una sera ero sdraiata su una spiaggia in Corsica a guardare le stelle e ascoltavo questa canzone e ascoltando ho visto proprio questo: non ero fumata, ero semplicemente innamorata. Tanti brani di Alan Parsons Project sono immagini e poesie mescolate a dolci note. Questa piccola canzone è un vero e proprio quadro.
Il lato A del vinile si chiudeva con Silence and I, uno dei brani sinfonici scritti dal progetto. Erano soliti includerne uno in ogni album, in perfetta tradizione Rock Progressive.. Questi brani sembrano quasi il "solo" dell'orchestra. Il tema principale del brano che viene ripreso e sviluppato proprio come si fa con le sinfonie. Il testo è triste, parla di incapacità di farsi uscire le parole da dentro, di soffrire in silenzio, proprio perchè il silenzio diviene alla fine il perfetto compagno dell'infelicità. C'è una frase del testo che con un'immagine semplice riesce a rendere perfettamente il senso della solitudine e del silenzio interiore: I can hear the cry/of the leaf on a tree/as it falls to the ground... l'autunno, la stagione più silenziosa che c'è...

Gira il disco e trovi un mondo diverso. Esci dalla solitudine e ascolta quella che io ho sempre visto come una canzone maliziosa. You're gonna get your fingers burned, se ti metti a giocare con me dovresti saperlo che prima o poi ti farai del male. La musica è giocosa, è scherzosa, è vivace. Tutto fa pensare a quanto potrebbe alla fine essere divertente "bruciarsi le dita".
Sempre a ritmo sostenuto, parte in modo quasi sincopatico quella che forse è la canzone preferita dai fan di APP. Psychobabble è una canzone sulle presunte psicosi, ed è psicotica nel sound quasi quanto nel testo. Però si parla di psicobubbole, forse del fatto che la voglia di inquadrare le persone ci porta ad esagerare con l'analisi. Ecco perchè alla fine il grido più forte è "try to reach me", cerca di raggiungermi se mi vuoi capire.
Mammagamma non ha bisogno di troppe parole. Pezzo strumentale, come Sirius, diventato famoso come massimo esempio di sintetizzatori. Tre minuti e 34 secondi di "suono non suonato".  La sperimentazione musicale qui diventa mito.
Step by step prosegue nell'atmosfera ritmica del lato B dell'album, una canzoncina gradevole, carina, con delle buone armonizzazioni... la canzone meno interessante dell'album, diciamolo, la più scontata. Un passo alla volta, piano pianino, "step by step the deal is mine": la canzone della determinazione, nulla di più.

L'album si chiude con il brano più emotivo e struggente  degli APP. E' un pezzo che parla di amicizia perduta, di vecchiaia, di vedersi vicino alla morte e pensare a chi abbiamo lasciato per strada. E' un crescendo emozionale, un inizio quasi sussurato e un urlo doloroso e potente sul finale: "remember that you were a friend of mine", ricordati che siamo stati amici... non dimenticarlo mai, "as the final curtain falls before my eyes, oh when I'm Old and wise."
Vi auguro di avere almeno una persona nella vostra vita a cui dedicare questa meravigliosa canzone.

Buon ascolto!

mercoledì 12 giugno 2013

LA PIOGGIA

Ebbene sì, questa primavera grigia e il caldo che tarda ad arrivare mi mettono di pessimo umore.

E se sono di pessimo umore io ascolto musica: a seconda di quello che arriva al mio orecchio il mio umore può migliorare o peggiorare definitivamente.

E così mi è venuto naturale ripartire da qui, dalla pioggia, pioggia che si confonde con le lacrime, pioggia che lava i pensieri, che innervosisce i gatti o che battendo incessantemente contro i vetri innervosce me.

E allora?


10 CANZONI PER UNA GIORNATA DI PIOGGIA


1) "I can't stand the rain" against my window... questa è la prima sensazione che ho quando mi alzo la mattina e già piove. La canzone la consiglio nella versione di Tina Turner: una bella canzone anni '80, i toni nervosi del sound sono assolutamente adatti alla giornata più uggiosa.

2) "I'm only happy when it rains", a volte è possibile crederci. Quanto tutto è grigio, quando tutto ci sembra triste e noi vogliamo essere tristi nella pioggia. "You know I love it when the news is bad , why it feels so good to feel so sad" cantano i Garbage. E' una canzone un po' paranoica, ma ha un'energia strana. Perchè cercare di essere felici per forza quando non ci si sente così. Mettetevela nelle orecchie, alzate il volume, lasciatevi stordire. Sicuramente non risolve, ma è come un urlo contro il cielo. Catarsi!

3) "La pioggia". Consiglio personale: cantarla quando siete sorpresi per strada, a piedi o in bicicletta, da un temporale estivo. "Butta via l'ombrello amor, che non serve piùùùùù". In fin dei conti la pioggia non fa niente, non ci rovina la vita, soprattutto quando si è innamorati. Ho un piccolo grande ricordo legato a questa canzone: mia madre quando io ero piccola e in macchina non c'era l'autoradio amava cantare insieme a noi figli e questa era quella che intonava sempre quando il ritmo della canzone era scandito dai goccioloni sulla carrozzeria della nostra vecchia auto. Questa - di Gigliola Cinquetti - e quella che segue.

4) "Scende la pioggia" cantata da Gianni Morandi è in realtà la cover di una canzone dei Turtles ("Elenore"), totalmente cambiata nel testo e non solo tradotta da Migliacci (nato a Mantova!!!) . Non credo di dovervi raccontare il testo, ma io ho sempre pensato che fosse una canzone estremamente positiva. Nei momenti peggiori della mia vita, o meglio in quelli vissuti peggio, cantare "amo la vita più che mai, appartiene solo a me, voglio viverla per questo" per me aveva un senso. Ma anche cantarla con gli amici in estate attorno al falò è sempre stato molto bello. E poi il ritmo del beat anni '60 è decisamente coinvolgente. Anche questa va benissimo per pedalare in bicicletta senza ombrello.

5) "Have you ever seen the rain" comin' down on a sunny day? Il brano dei Creedence Clearwater Revival parla della pioggia che cambia una giornata di sole. C'è chi dice che in realtà si parli della guerra del Vietnam e quindi dei bombardamenti ma non è confermato. Io scelgo la versione di Bonnie Tyler, per gli iniziali arpeggi insistenti del pianoforte che ricordano tanto il rumore della pioggia sul marciapiede e per la presenza-essenza di Meat Loaf che da a questa versione rock un abito tutto suo. Graffiante invece la versione del sempreverde Rod Stewart, ma forse meno evocativa.

6) "Piove". Due canzoni di seguito, un solo titolo. La prima di un Jovanotti d'annata. La pioggia in un refrain ipnotico, che lava i pensieri e favorisce la rinascita. E' la pioggia della primavera, quella che fa crescere l'erba e i fiori. "La terra a volte va innaffiata con il pianto ma poi vedrai la pioggia tornerà" sono d'accordo che non sia la frase migliore di Lorenzo che con il tempo si farà più maturo e poeta. Ma l'"U" stridulo alla fine di ogni frase del ritornello ti rimane nella testa, non c'è nulla da fare, e quando la canti non ne manchi uno.

7) "Piove (Ciao ciao bambina)". Non dimentichiamoci mai Domenico Modugno, il grande della musica italiana, vorrei dire il più grande se siete d'accordo. La storia è quella di un addio sotto la pioggia , il più romantico degli addii (se vi va guardatevi anche l'omonimo musicarello del 1959). A sentirla oggi forse sa un po' di scontato, di antico, lo stile è quello melodico italiano degli anni '50 in cui Mimmo era maestro. E allora togliete la musica e concentratevi sul testo: "mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno vanno a fermare una pioggia d'argento", da imparare a memoria come una poesia.

8) "Ancora la pioggia cadrà". Astenersi lievemente depressi. Questa canzone di Claudio Baglioni racconta di un suicidio. E' una canzone molto dura e difficile, racconta di un uomo che "metro dopo metro" si spinge dentro il mare e si abbandona alla sua ultima scelta, senza che ci sia più quella persona che doveva costruire un futuro con lui a fermarlo. E allora perchè la pioggia? Perchè noi siamo solo un punto nella storia dell'universo e anche dopo di noi il mondo andrà ancora avanti, e inesorabilmente la pioggia continuerà a cadere a prescindere dalla nostra presenza... troppo triste? Si, forse, ma è un Baglioni molto diverso e molto vero che vale la pena conoscere.

9) "Raindrops keep falling on my head". Questa canzone di Burt Bacharach e Hal David mi fa pensare a stivali e ombrelli colorati. Il sound è molto diverso dalle canzoni orchestrali tipiche di Burt, c'è questa chitarra che accompagna e ci rimanda al suono di piedi che calpestano allegramente pozzanghere, è una delle cose più divertenti da fare. Da bambina adoravo saltare nelle pozzanghere e ora non riesco a trattenermi quando lo fa Topofede. E ogni volta che mi lascio andare insieme a lui, la giornata di pioggia cambia colore e a me viene in mente questa canzone... "because I'm free".

10) "It's raining men" (assolutamente versione Weather Girls, Geri Halliwell è arrivata dopo!). Care amiche, single e non, non sarebbe bello se una volta invece dell'acqua arrivasse una pioggia di uomini "tall blonde, dark and lean... so that each and every woman could find the perfect guy"? La prossima volta che vi trovate sotto la pioggia e siete arrabbiate e nervose perchè avete le scarpe belle, non passa un autobus nemmeno a pagarlo, la macchina che sfreccia per andare chissà dove solleva un'onda che nemmeno uno tzunami... chiudete gli occhi per un attimo, respirate profondamente e canticchiando immaginatevi la scena. Sono certa che vi spunterà un sorriso, proprio come un arcobaleno alla fine di un temporale.


Che dire di più? Spero per voi che dopo questa lettura, il prossimo giorno di pioggia sia un po' diverso dal solito!