giovedì 8 agosto 2013

LA NOTTE DI SAN LORENZO

E' la notte più magica dell'anno, la notte in cui tutto sparisce e rimangono solo le stelle.
E' la notte perfetta per i sortilegi, per i sogni, per i desideri...

E in una notte così può forse mancare la musica?

Ed ecco qui: leggete questa playlist, preparatela e mettetela sul vostro lettore mp3, sabato notte trovatevi un posticino tranquillo e al buio, mettetevi le cuffiette nelle orecchie se siete soli o condividete gli auricolari se siete con la giusta compagnia e ascoltate le

10 CANZONI PER LA NOTTE DI SAN LORENZO

1) "Sirius", non riesco a pensare ad una canzone diversa di questa di Alan Parsons' Project per entrare nella giusta atmosfera. So che ne ho parlato giusto un post fa, ma ho avuto nel frattempo la fortuna di sentirla dal vivo, suonata davvero da loro, proprio loro! Ed è stato tutto reale. E' proprio il suono che fa la notte che arriva, quando le stelle appaiono una dopo l'altra, fino a quando il cielo è pieno.

2) Ed ora rompiamo il paradigma, perchè di solito dopo la canzone precedente ce n'è una ben precisa - che io adoro. Ma la seconda canzone di questa playlist è energica e piena di bei pensieri: vorreste forse qualcosa di diverso per "La notte dei desideri"?  E' la canzone perfetta e dopo l'apertura soft di APP, Jovanotti invita a dare l'energia giusta ai tuoi sogni perchè possano diventare veri. "Vedo gli occhi di una donna che io amo e non sento più il bisogno di soffrire, ogni cosa è illuminata". Le stelle, la musica, qualcuno che ami, qualcuno a cui sempre tornerai con la testa e con il cuore, la voglia di essere felice. E' la notte dei desideri.

3) Non spegnete l'energia e portatela al largo su un tranquillo mare. La vela in balia dei venti, la luce delle stelle che vi guida. "Starlight" e tutto il potere del suono che solo i Muse riescono a ricreare. "Our hopes and expectations, black holes and revelations": date a queste parole il significato che volete, nel bene e nel male e seguite la forza e la luce delle stelle.

4) "Stella che cammini nello spazio senza fine, fermati un istante, solo un attimo e ascolta i nostri cuori... proteggi i nostri figli puri nella vita quotidiana e salvali dall'odio e dal potere". Non ho avuto bisogno di controllare il testo di questa bella canzone di Antonello Venditti, arriva direttamente dal mio passato e da quella serata del Festivalbar del 1984 in cui gliel'ho vista suonare alla tv con il suo bel pianoforte bianco illuminato da quella che ad una ragazzina di 12 anni sembrava la luce della luna. La prima preghiera di questa notte, dal vostro cuore alla stella che più catturerà la vostra mente.

5) Avete mai sentito "Stelle di stelle"? L'album è "Oltre" ed è di Claudio Baglioni, ci sono diversi ospiti rilevanti e uno di questi è la splendida e indimenticabile Mia Martini che canta (in un controcanto davvero geniale, ma le acrobazie armoniche del Baglioni degli anni '90 ve le racconterò in un altro momento) "Può il cielo finire qui? Ci pensi? si no... può il mare fermarsi prima dell'orizzonte? lo vedi? si... no... può mai una storia sfuggire se tu non vuoi morire?..." Tutte le domande esistenziali hanno un senso quando siete in contemplazione del cielo stellato. Non negatevene nemmeno una. La magia è forte, forse qualcuna troverà risposta.

6) E' ora di andare nello spazio e sarà lo "Starman" di David Bowie a prendervi la mano. Con gli accordi minori, quasi timidi, della intro e della strofa e il suono pieno del chorus che invece vi spara più velocemente di qualsiasi navicella spaziale nella dimensione dell'uomo che sta aspettando proprio voi nel cielo, per dirvi di non mandare tutto all'aria. Notte di riflessione e di pensieri profondi sul senso della vita e sul futuro.

7) E adesso che l'uomo delle stelle vi ha trascinato nella sua scia, non vi viene voglia di lasciarvi cadere proprio da quella stella tra le braccia di chi amate? "Stars" dei Simply Red  per dire a chi vi è accanto, o lanciare un messaggio all'universo con la speranza che qualcuno lo raccolga, che non importa quello che è successo: se ci si ama, cadere dall'alto non fa male se c'è qualcuno pronto a raccoglierti. Il salto nel vuoto più spaventoso che c'è.
8) Io non sarò tanto lontana da qui, la mia sarà "Una notte in Italia" proprio come quella di Ivano Fossati. C'è una intro bella di percussioni e accordi legati che rendono la musica "così leggera che ci fa sognare". Sognate ad occhi aperti di terre lontane, di donne o uomini misteriosi, di avventure in questo tempo sbandato e di futuro che verrà a darci fiato. E non preoccupatevi se a forza di sognare vi scenderà una lacrima. Si può piangere anche per belle emozioni troppo grandi.

9) Continuando ad ammirare un cielo carico di stelle, prima o poi ce ne sarà una che attirerà tutta la nostra attenzione perchè "le altre stelle son disposte" mentre quella è piccola e indifesa. E' la "Piccola stella senza cielo" cantata da Luciano Ligabue. Che in giovane età - quando appunto scrisse questa canzone - si faceva chiamare solo Ligabue. Insomma il secondo grande Luciano (il primo è e sarà sempre Pavarotti) ci racconta di quanto sia faticoso essere una stella tra tante, in cielo così come sulla terra, perchè a volte le tiene su soltanto un filo queste piccolette. Ma loro non demordono e, anche a rischio della loro esistenza, ci abbagliano con la loro luce e nel farlo forse si bruciano... Uno sguardo per tutte queste piccole stelle del firmamento: per questo motivo la nube luminosa della Via Lattea a volte mi cattura più delle stelle appariscenti.

10) Chiudo con una piccola verità legata a questa notte: "When you wish upon a star, makes no difference who you are". Lo dice l'incipit del Pinocchio di Walt Disney: davanti alle stelle siamo tutti piccoli e uguali e quindi ogni desiderio è lecito e viene ascoltato.

Allora aprite gli occhi, riempitevi il cuore di stelle.

Se lo farete con il cuore aperto, la luce delle stelle cambierà la vostra vita e i vostri sogni diventeranno realtà.

martedì 18 giugno 2013

EYE IN THE SKY - The Alan Parsons Project

Ho deciso di alternare alle playlist, una rubrica di "must-listen", una sorta di must have della musica, album che devi avere in casa se vuoi che la tua discografia sia degna di tale nome.

Dato che siamo in pieno revival anni '80 e che quegli anni me li ricordo molto bene ho deciso di iniziare da quello che secondo me è l'album più rappresentativo dell'atmosfera musicale di quegli anni: negli anni '80 il suono era perfetto, era una scelta di frequenze, era campionato, era computerizzato. Nulla era lasciato al caso, fare musica significava tecnologia.
Alan Parson faceva l'ingegnere del suono ad Abbey Road, Eric Woolfson l'avvocato. Un giorno si incontrano e iniziano a sperimentare insieme. La base è sempre la ricchezza di una grande orchestra classica ma ogni suono viene studiato e rivoltato per diventare una cosa precisa in un momento esatto, all'interno di una canzone.
Un'altra caratteristica importante di questo progetto è il fatto che il lead vocal è sempre un ospite (anche se tendono a ripetersi). A differenza dei grandi gruppi degli anni 70, che fondavano la loro identità sul cantante e il chitarrista, qui anche la voce si fa strumento ed è spettacolare come - creandosi una tale libertà espressiva - ogni canzone degli APP di fatto sia un mondo a sè, pur inserendosi in un insieme estremamente coerente.

Ma veniamo all'album in questione. Forse il più famoso degli APP, anche se non lo ritengo il più bello. E' stato pubblicato nel 1982, io l'ho conosciuto prima tramite la radio, fino a quando nell'estate del 1990 sono finalmente riuscita ad avere l'album completo. E da allora non è mai mancato nelle mie case, passando da nastro registrato a vinile, a cd rimasterizzato e ora mp3.

Inizia con un atmosfera davvero suggestiva. Avete presente la prima stella della sera? Quella che si vede per prima alla fine del tramonto? Si chiama Sirius proprio come questa canzone. Non è difficile da capire quando iniziate ad ascoltarla, tutto è evocativo, chiudete gli occhi e sentirete il suono del tramonto. Sento obiettare che il tramonto si guarda e non si ascolta... non avete mai sentito Sirius, allora.
E senza soluzione di continuità, attacca subito Eye in the Sky, il primo singolo dell'album e forse il brano che ha davvero reso celebre il progetto. L'occhio del cielo è anche rappresentato sulla copertina dell'album - l'occhio di Horu - visto che alla fine è il titolo di questa canzone che da' il titolo all'album. Il concept è semplice "bello mio, non mi freghi più, ti ho dato 1000 possibilità ma da ora in poi basta perchè adesso so leggerti nella mente".  Scegliete voi a chi pensare...
Children of the moon  mi ricorda sempre lotte atavico-fantascientifiche nelle sue battute iniziali, l'ambientazione di Mad Max per esempio, il testo è difficile da capire -molto onirico e figurativo- ma quando sento "we're lost in the middle of a hopeless world" mi sembra sempre così attuale come affermazione.
Di sogno in sogno, siamo arrivati a Gemini. Provate a pensare che lo spazio sia un enorme flipper e immaginatevi mentre rimbalzate dolcemente in assenza di gravità da una stella all'altra. No, non ho fumato... Una sera ero sdraiata su una spiaggia in Corsica a guardare le stelle e ascoltavo questa canzone e ascoltando ho visto proprio questo: non ero fumata, ero semplicemente innamorata. Tanti brani di Alan Parsons Project sono immagini e poesie mescolate a dolci note. Questa piccola canzone è un vero e proprio quadro.
Il lato A del vinile si chiudeva con Silence and I, uno dei brani sinfonici scritti dal progetto. Erano soliti includerne uno in ogni album, in perfetta tradizione Rock Progressive.. Questi brani sembrano quasi il "solo" dell'orchestra. Il tema principale del brano che viene ripreso e sviluppato proprio come si fa con le sinfonie. Il testo è triste, parla di incapacità di farsi uscire le parole da dentro, di soffrire in silenzio, proprio perchè il silenzio diviene alla fine il perfetto compagno dell'infelicità. C'è una frase del testo che con un'immagine semplice riesce a rendere perfettamente il senso della solitudine e del silenzio interiore: I can hear the cry/of the leaf on a tree/as it falls to the ground... l'autunno, la stagione più silenziosa che c'è...

Gira il disco e trovi un mondo diverso. Esci dalla solitudine e ascolta quella che io ho sempre visto come una canzone maliziosa. You're gonna get your fingers burned, se ti metti a giocare con me dovresti saperlo che prima o poi ti farai del male. La musica è giocosa, è scherzosa, è vivace. Tutto fa pensare a quanto potrebbe alla fine essere divertente "bruciarsi le dita".
Sempre a ritmo sostenuto, parte in modo quasi sincopatico quella che forse è la canzone preferita dai fan di APP. Psychobabble è una canzone sulle presunte psicosi, ed è psicotica nel sound quasi quanto nel testo. Però si parla di psicobubbole, forse del fatto che la voglia di inquadrare le persone ci porta ad esagerare con l'analisi. Ecco perchè alla fine il grido più forte è "try to reach me", cerca di raggiungermi se mi vuoi capire.
Mammagamma non ha bisogno di troppe parole. Pezzo strumentale, come Sirius, diventato famoso come massimo esempio di sintetizzatori. Tre minuti e 34 secondi di "suono non suonato".  La sperimentazione musicale qui diventa mito.
Step by step prosegue nell'atmosfera ritmica del lato B dell'album, una canzoncina gradevole, carina, con delle buone armonizzazioni... la canzone meno interessante dell'album, diciamolo, la più scontata. Un passo alla volta, piano pianino, "step by step the deal is mine": la canzone della determinazione, nulla di più.

L'album si chiude con il brano più emotivo e struggente  degli APP. E' un pezzo che parla di amicizia perduta, di vecchiaia, di vedersi vicino alla morte e pensare a chi abbiamo lasciato per strada. E' un crescendo emozionale, un inizio quasi sussurato e un urlo doloroso e potente sul finale: "remember that you were a friend of mine", ricordati che siamo stati amici... non dimenticarlo mai, "as the final curtain falls before my eyes, oh when I'm Old and wise."
Vi auguro di avere almeno una persona nella vostra vita a cui dedicare questa meravigliosa canzone.

Buon ascolto!

mercoledì 12 giugno 2013

LA PIOGGIA

Ebbene sì, questa primavera grigia e il caldo che tarda ad arrivare mi mettono di pessimo umore.

E se sono di pessimo umore io ascolto musica: a seconda di quello che arriva al mio orecchio il mio umore può migliorare o peggiorare definitivamente.

E così mi è venuto naturale ripartire da qui, dalla pioggia, pioggia che si confonde con le lacrime, pioggia che lava i pensieri, che innervosisce i gatti o che battendo incessantemente contro i vetri innervosce me.

E allora?


10 CANZONI PER UNA GIORNATA DI PIOGGIA


1) "I can't stand the rain" against my window... questa è la prima sensazione che ho quando mi alzo la mattina e già piove. La canzone la consiglio nella versione di Tina Turner: una bella canzone anni '80, i toni nervosi del sound sono assolutamente adatti alla giornata più uggiosa.

2) "I'm only happy when it rains", a volte è possibile crederci. Quanto tutto è grigio, quando tutto ci sembra triste e noi vogliamo essere tristi nella pioggia. "You know I love it when the news is bad , why it feels so good to feel so sad" cantano i Garbage. E' una canzone un po' paranoica, ma ha un'energia strana. Perchè cercare di essere felici per forza quando non ci si sente così. Mettetevela nelle orecchie, alzate il volume, lasciatevi stordire. Sicuramente non risolve, ma è come un urlo contro il cielo. Catarsi!

3) "La pioggia". Consiglio personale: cantarla quando siete sorpresi per strada, a piedi o in bicicletta, da un temporale estivo. "Butta via l'ombrello amor, che non serve piùùùùù". In fin dei conti la pioggia non fa niente, non ci rovina la vita, soprattutto quando si è innamorati. Ho un piccolo grande ricordo legato a questa canzone: mia madre quando io ero piccola e in macchina non c'era l'autoradio amava cantare insieme a noi figli e questa era quella che intonava sempre quando il ritmo della canzone era scandito dai goccioloni sulla carrozzeria della nostra vecchia auto. Questa - di Gigliola Cinquetti - e quella che segue.

4) "Scende la pioggia" cantata da Gianni Morandi è in realtà la cover di una canzone dei Turtles ("Elenore"), totalmente cambiata nel testo e non solo tradotta da Migliacci (nato a Mantova!!!) . Non credo di dovervi raccontare il testo, ma io ho sempre pensato che fosse una canzone estremamente positiva. Nei momenti peggiori della mia vita, o meglio in quelli vissuti peggio, cantare "amo la vita più che mai, appartiene solo a me, voglio viverla per questo" per me aveva un senso. Ma anche cantarla con gli amici in estate attorno al falò è sempre stato molto bello. E poi il ritmo del beat anni '60 è decisamente coinvolgente. Anche questa va benissimo per pedalare in bicicletta senza ombrello.

5) "Have you ever seen the rain" comin' down on a sunny day? Il brano dei Creedence Clearwater Revival parla della pioggia che cambia una giornata di sole. C'è chi dice che in realtà si parli della guerra del Vietnam e quindi dei bombardamenti ma non è confermato. Io scelgo la versione di Bonnie Tyler, per gli iniziali arpeggi insistenti del pianoforte che ricordano tanto il rumore della pioggia sul marciapiede e per la presenza-essenza di Meat Loaf che da a questa versione rock un abito tutto suo. Graffiante invece la versione del sempreverde Rod Stewart, ma forse meno evocativa.

6) "Piove". Due canzoni di seguito, un solo titolo. La prima di un Jovanotti d'annata. La pioggia in un refrain ipnotico, che lava i pensieri e favorisce la rinascita. E' la pioggia della primavera, quella che fa crescere l'erba e i fiori. "La terra a volte va innaffiata con il pianto ma poi vedrai la pioggia tornerà" sono d'accordo che non sia la frase migliore di Lorenzo che con il tempo si farà più maturo e poeta. Ma l'"U" stridulo alla fine di ogni frase del ritornello ti rimane nella testa, non c'è nulla da fare, e quando la canti non ne manchi uno.

7) "Piove (Ciao ciao bambina)". Non dimentichiamoci mai Domenico Modugno, il grande della musica italiana, vorrei dire il più grande se siete d'accordo. La storia è quella di un addio sotto la pioggia , il più romantico degli addii (se vi va guardatevi anche l'omonimo musicarello del 1959). A sentirla oggi forse sa un po' di scontato, di antico, lo stile è quello melodico italiano degli anni '50 in cui Mimmo era maestro. E allora togliete la musica e concentratevi sul testo: "mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno vanno a fermare una pioggia d'argento", da imparare a memoria come una poesia.

8) "Ancora la pioggia cadrà". Astenersi lievemente depressi. Questa canzone di Claudio Baglioni racconta di un suicidio. E' una canzone molto dura e difficile, racconta di un uomo che "metro dopo metro" si spinge dentro il mare e si abbandona alla sua ultima scelta, senza che ci sia più quella persona che doveva costruire un futuro con lui a fermarlo. E allora perchè la pioggia? Perchè noi siamo solo un punto nella storia dell'universo e anche dopo di noi il mondo andrà ancora avanti, e inesorabilmente la pioggia continuerà a cadere a prescindere dalla nostra presenza... troppo triste? Si, forse, ma è un Baglioni molto diverso e molto vero che vale la pena conoscere.

9) "Raindrops keep falling on my head". Questa canzone di Burt Bacharach e Hal David mi fa pensare a stivali e ombrelli colorati. Il sound è molto diverso dalle canzoni orchestrali tipiche di Burt, c'è questa chitarra che accompagna e ci rimanda al suono di piedi che calpestano allegramente pozzanghere, è una delle cose più divertenti da fare. Da bambina adoravo saltare nelle pozzanghere e ora non riesco a trattenermi quando lo fa Topofede. E ogni volta che mi lascio andare insieme a lui, la giornata di pioggia cambia colore e a me viene in mente questa canzone... "because I'm free".

10) "It's raining men" (assolutamente versione Weather Girls, Geri Halliwell è arrivata dopo!). Care amiche, single e non, non sarebbe bello se una volta invece dell'acqua arrivasse una pioggia di uomini "tall blonde, dark and lean... so that each and every woman could find the perfect guy"? La prossima volta che vi trovate sotto la pioggia e siete arrabbiate e nervose perchè avete le scarpe belle, non passa un autobus nemmeno a pagarlo, la macchina che sfreccia per andare chissà dove solleva un'onda che nemmeno uno tzunami... chiudete gli occhi per un attimo, respirate profondamente e canticchiando immaginatevi la scena. Sono certa che vi spunterà un sorriso, proprio come un arcobaleno alla fine di un temporale.


Che dire di più? Spero per voi che dopo questa lettura, il prossimo giorno di pioggia sia un po' diverso dal solito!

martedì 22 giugno 2010

AMORE PER SEMPRE

IL PRIMO TEMA
Nelle prossime 3 settimane due carissimi amici convoleranno, per entrambi è il secondo (e definitivo!) matrimonio.
Questa cosa ha scatenato in me una marea di pensieri, a volte belli, a volte malinconici.
Il ricordo più vivo che ho delle settimane precedenti il mio matrimonio è relativo al tempo che ho passato per scegliere la musica: quella per la cerimonia, quella per il rinfresco, quella per il pranzo...
E allora eccovi qui il primo tema.
CON CHE CANZONI CI SI PUO' GIURARE AMORE PER SEMPRE?

1) La prima che mi viene in mente è "Endless Love", un classico nella versione di Lionel Richie e Diana Ross. "I've found in you my endless love", conoscete parole più semplici e allo stesso tempo più vere? Ed è un bellissimo duetto, così come lo dovrebbe essere un'unione lunga una vita.

2) Un altro duetto: "True love" nella versione classica Bing Crosby e Grace Kelly dalla colonna sonora del film "Alta società". Ne esiste anche una versione di Elton John, ma sinceramente - pur apprezzando l'omaggio - non è all'altezza in termini di atmosfera. "For you and I/Have a guardian angel on high/With nothin' to do/But to give to you and to give to me/Love forever true". Suoni da grande orchestra da sala, violini violini violini...

3) Poi direi "You're the first, the last, my everything", Barry White. "You're like a fresh morning dew on a brand new day". Questa è la sensazione che dovrebbe vivere ogni persona svegliandosi al mattino accanto a chi ama. E poi è frizzantina, disco quanto basta, carica e mette di buon umore dalle prime note. Non facciamoci mancare un po' di pepe nella storia lunga una vita.

4) Ci sta anche "Have you ever really loved a woman" (Bryan Adams con un prezioso cameo di Paco de Lucia). Non è una vera canzone d'amore, nel senso che non è diretta ad una persona amata, ma parla dell'amore vero e a parlare è qualcuno che lo ha vissuto intensamente. Ed eccovi il segreto: "you gotta give her some space/hold her tight, a little tenderness/you gotta treat her right/she will be there for you/taking good care of you".

5) Se penso in italiano mi viene in mente "Non è nel cuore" di Eugenio Finardi. "perche' l'amore e' vivere insieme/l'amore e' si volersi bene/ma l'amore e' fatto di gioia/ma anche di noia". Chi lo capisce, vive felice.

6) "Con los anos que me quedan" di Gloria Estefan. Qui la cosa si fa complessa, qui non c'è più l'entusiasmo dei primi tempi, c'è un po' di amarezza, un po' di rabbia e il desiderio di farsi perdonare gli inevitabili errori (chi più piccoli, chi più grandi, in amore li commettiamo tutti prima o poi). Vi lascio il testo in spagnolo, ma è facile da capire: "Sé que aún me queda una oportunidad/sé que aún no es tarde para recapacitar/sé que nuestro amor es verdadero/y con con los años que me quedan por vivir/demostraré cuanto te quiero"
La musica è struggente, la chitarra mirabile, la voce di lei un'unica emozione. Aggiungete a questo punto le parole e le sensazioni saranno infinite.

7) "Io che amo solo te": la versione originale di Sergio Endrigo e ancora di più quella recente di Fiorella Mannoia, dolce e struggente come deve essere la forza di un grande amore. "C'è gente che ama mille cose/ e si perde per le strade del mondo./ Io che amo solo te,/ io mi fermerò/ e ti regalerò/ quel che resta della mia gioventù.

8) Ancora una canzone italiana: "Il nostro concerto" di Umberto Bindi, amata e rivisitata da parecchi artisti. Perchè parla di amore indissolubile, anche quando non è possibile essere vicini. "Ovunque sei se ascolterai/ accanto a te mi rivedrai". Ogni volta che la sento, non mi spiego il perchè, mi viene in mente l'amore dei miei nonni e dei miei genitori che ho avuto la fortuna di vivere da vicino.

9) Sono molto molto indecisa per questa scelta, ma "One" degli U2 io l'ho sempre pensata come una canzone d'amore. Un amore per niente facile, ma non per questo con meno valore, un amore nel quale "you ask me to enter but then you make me crawl and I can't be holding on to what you got when all you got it's hurt". E alla fine "we get to carry each other" perchè è solo così che si sta insieme per sempre, anche quando il tempo toglie la patina lucida e il futuro inesorabilmente si accorcia.

10) L'happily ever after a chiusura lo lasciamo ai Beatles e alla loro "Obladi Oblada". E' una canzone che parla di due persone che si incontrano, due persone che sono molto diverse tra di loro ma riescono a miscelare le loro specificità e a creare "a home sweet home with a couple of kids running in the yard of Desmon and Molly Jones". E' una canzone poco amata, ma mi mette allegria. E cosa serve di più per far durare un amore per sempre?

Mi sento di aggiungere un ultimo brano, uno splendido assolo e una frase lapidaria del grande Freddy Mercury: "you and me, we are destined -you'll agree- to spend the rest of our life with each other, the rest of our days like two lovers, forever (yeah) forever..." e un definitivo unico special di Brian May. Per tutti voi, per i vostri grandi amori per sempre, "Bijou" da Innuendo.

LE ORIGINI E LE REGOLE DEL GIOCO

Fine giugno, luglio 2007: mare, sabbia, ipod e tanta voglia di tornare ad essere me nonostante nonostante nonostante...
Mi conosco abbastanza da sapere che la mia vita deve essere piena di musica. Da sempre mi serve per pensare, per parlare, per sfogarmi oppure solo per svagarmi.
Così entro in una tabaccheria alle 2 del pomeriggio sotto il cole cocente, compro un quadernetto con la faccia di Einstein che fa le linguacce perchè mi sembra proprio adeguato, una roller nera che mi consente di scrivere anche in verticale e sono pronta.
Cammino sotto il sole con la musica nelle orecchie fino alla marina e mi perdo in mezzo alle barche che beccheggiano pigramente.
Al limite delllo svenimento da colpo di sole, mi fermo al tavolino all'aperto di un bar e prendo un the freddo al limone.
E inizio a scrivere.
Compilation.
Si usavano tantissimo quando ero "giovane" (è la dura realtà, oggi non lo sono più).
Oggi si chiamano playlist.
E allora creiamo playlist.
Inizio ad ascoltare canzoni e a classificarle nella mente, ma non mi basta.
Aggiungo temi per i quali le canzoni ancora non le ho.
Saltano fuori tante belle idee che mi aprono la mente, la voglia di mettere tutto in un sito (un vero dominio che ho anche pagato per un anno), ma mi mancano le competenze tecnologiche e l'energia per crearmele.
Cerco un partner adeguato, ma mi rendo conto che quello che ho in mente è un archivio pazzesco e non so se riuscirò mai a gestirlo.
Il tutto viene archiviato dopo qualche mese, a tratti ritorna, ma non si evolve.
Fino a questa sera.

Non riesco a dormire, ogni tanto mi succede.
Provo con la tv, niente.
Un libro, meno di zero.
E' troppo tardi ormai per farmi di valeriana (unico sedativo che in queste occasioni mi concedo), tanto vale riordinare le idee.
Ho passato la serata a suonare con gli amici, forse anche questo mi tiene sveglia. Sono ancora "in scia" di una bella serata passata alla Blueshouse a sentire canzoni che fanno parte della mia vita e che mi tornano.
Mi viene voglia di preparare il cd da portare in macchina per le prossime vacanze con il Topolotto.
Mescola il tutto ed eccoci qui.
Lo faccio per me, per quelli che passeranno di qui, per riempire di musica la vita di Topolotto. Ma da sola non ci riesco.
Perchè l'universo è troppo vasto, serve unire le menti.
Spero siate in tanti a passare di qui per lasciare un pezzetto di universo.